La storia di Federico Valandro, l’indomabile Highlander – 7/07/2017

La storia di Federico Valandro, l’indomabile Highlander

L’atleta, portacolori dei Podisti Monselicensi, sogna le Olimpiadi di Tokyo 2020, e spiega: preparerò una maratona internazionale. LINK

L’amore ha molte facce: l’amore materno e paterno e l’amore tra uomo e donna che suggella la loro unione. Di queste sfaccettature ce n’è una che può sembrare impropria ma che rappresenta l’essenza della nostra presenza domenicale: l’amore incondizionato di Federico Valandro per il podismo, che giustifica i tanti sacrifici a cui tutti gli atleti amatori si sottopongono. Tre sono i motivi che inducono Federico a praticare il running: a liberare la mente, a stemperare le tensioni, per stare bene. Con il tempo la corsa assume una filosofia di vita. Una filosofia, una necessità, un desiderio di appagare. Negli ultimi anni questo desiderio è cresciuto sempre di più. La storia di Federico Valandro, portacolori dei podisti Monselicensi, è simile a tante altre. E riflettiamo su quanto la corsa gli permette di ritagliarsi uno spazio per pensare, in profondità e in solitudine, ovunque egli si trovi.

Sappiamo che hai una grande passione per la corsa. Come la interpreti? “Nella mia vita da sportivo, ho sempre amato correre, sia nel calcio, lo sport che praticavo, sia nell’attuale disciplina, il podismo. Interpreto la corsa come un’attività che mi permette di dedicarmi a me stesso e ad “ascoltare” il mio corpo. L’impegno, la perseveranza, la resistenza alla fatica, quella voglia di non mollare mai, un po’ come il motto della squadra che tifo, la Juventus, “Fino Alla Fine”, la trovo anche come una parola d’ordine di sport ma soprattutto di vita. La corsa è diventata una passione quando ho cominciato a sentirne veramente i benefici e ho conosciuto altri appassionati con cui condividerla. Non c’è periodo dell’anno che non pratico sport, anche quando mi trovo in vacanza nel mese di agosto. Tra calcio, corsa, bicicletta o beach volley, trovo sempre la scusa per rimanere in movimento. Lo corsa quando diventa una vera passione, ti entra nel DNA, e non riesci a farne a meno, anzi mi sembra quasi di dovermi giustificare se per qualche ragione non vado a correre!”

Facciamo un passo indietro. La tua prima grande passione è sempre rimasta legata al calcio.  “Ebbene si, la mia prima passione è stata il calcio. Ho iniziato all’età di cinque anni e mezzo, dai primi calci fino ai 24 anni. Tutto iniziò dalla passione del padre e dalle partite in televisione, poi nel tempo tutto si è materializzato ammirando le potenzialità di alcuni giocatori importanti e famosi. Uno fra tutti, Alessandro Del Piero. Ho giocato nelle più importanti realtà calcistiche locali della mia zona, indossando i colori sociali della Solesinese, La Rocca, Este, Città del Castello, Pernumia, Tribano e Cartura (calcio a 5). Purtroppo non ho mai avuto grande fortuna nel calcio, ma ho sempre coltivato questa passione, sia per gli amici, sia per il sogno di salire di categoria. A maggio 2016, durante la pausa calcistica, ho iniziato con lo zio Giovanni a frequentare le prime marce non competitive domenicali, e dopo averne corse quasi una decina, ho capito immediatamente che potevo cimentarmi su una gara competitiva. E da lì è iniziata la mia esperienza con la corsa”.

Mi racconti la tua prima esperienza in una gara agonistica . “La mia prima gara agonistica, risale a circa un anno fa, precisamente il 9 Luglio 2016, in occasione della quinta tappa del circuito su strada “Padova Corre”, della distanza di 7,8 km. E’ un sabato sera caldo, si devono percorrere due giri da 3,9 km. Siamo circa 200 partecipanti, tutti volti nuovi per me, ad eccezione di un dirigente della mia società, Loris del Gruppo Podisti Monselicensi, incontrato alle marce non competitive. C’è molta incredulità e paura nel mio stato d’animo, un po’ per l’importanza della posta in palio. Correre per la prima volta con un pettorale, evocava quasi un significato mitologico, mi sono sentito come il greco Spiridon Louis, sicuro di vincere la sua prima Olimpiade Moderna, che in onore dei Giochi antichi, venne organizzata nella città di Atene. Boom! La pistola spara e si parte, sono nella pancia del gruppo, circa cinque secondi per superare lo start, inizia la mia corsa, senza orologio, a sensazione, abbastanza sostenuta, anche se osservo il primo plotoncino di atleti staccarsi dopo pochi minuti. Chiudo il primo giro di boa in 13’24”, al 16° posto, con Loris, il dirigente, che mi incita al mio passaggio; a metà del 2° giro calano le forze e mi superano quattro atleti, provo a mantenere la scia fino alla fine, e a 300 metri dal traguardo, arriva il ”colpo di reni”, uno sprint finale che mi permette di superare due atleti sul rettilineo finale, chiudendo la gara 18° in 27’41”. Con una media di 3’33” a km. Premiato come 10° di categoria, ritorno a casa dei nonni felice e ancora più convinto di continuare a correre…”

Quanto tempo dedichi alla corsa? “Durante la settimana dedico molto tempo alla corsa, dalle otto alle dodici ore circa, in base anche agli allenamenti e alle gare in calendario. Inizialmente mi allenavo da solo, oppure assieme ai podisti Monselicensi una volta a settimana la sera, in compagnia. Diciamo che quasi ogni giorno ero di corsa, mentre dal mese di gennaio, dopo un breve infortunio, ho trovato un preparatore atletico ed ex atleta di Triathlon che mi allena, Vittorio Garaventa. Lui mi segue e prepara le tabelle di allenamento. Cosi riesco ad alternare meglio le sedute di fondi, ripetute, tecnica di corsa e riposi, fondamentali, durante il pre e post gara”.

Che cosa hai fatto o fai nel tuo lavoro o nella tua vita per il bene della corsa? “Per il bene della corsa, a volte bisogna fare sacrifici. Fino a non molto tempo fa fumavo anche io, ma poi ho deciso di smettere, sia per migliorare il mio stile di vita. Nell’ambito lavorativo, in azienda, durante il turno, se posso pratico lo stretching o magari se devo andare a prendere un oggetto a 30 metri, accenno ad una piccola corsetta, cosi da mantenere sempre attive le gambe e lo spirito del runner che è in me”.

Come riesci ad incastrare il lavoro con lo sport? “Nell’azienda dove lavoro, la VIV Group, a Bagnoli di Sopra (Pd), già dal giorno del primo colloquio con Ludovico Bertipaglia, alle ultime domande sugli hobby e sport in genere, è seguita la mia risposta: ”corro a piedi”. Ho suscitato l’interesse per l’argomento, e subito si sono susseguite una serie di domande sul tema della corsa e sui miei risultati. Ad oggi, in fabbrica, si lavora a turni, quindi se svolgo l’orario di lavoro alla mattina mi alleno il pomeriggio o la sera; diversamente se il turno cade al pomeriggio, dedico la mattinata per gli allenamenti. Quando ci sono in calendario gare estive di venerdi sera che coincidono con il turno, il Capo Fabbrica Ludovico Bertipaglia mi concede liberamente la facoltà di invertire gli orari, agevolandomi con i colleghi,  che si dimostrano sempre altrettanto cordiali e disponibili nei miei confronti”.

Se ti dovessi descrivere con tre aggettivi .“Direi simpatico, passionale e ”immortale”. Simpatico, perchè nonostante la vita riserva mille incertezze e qualche insidia dietro l’angolo, adoro vivere con il sorriso, scherzare e trascorrere la quotidianità in maniera positiva. In compagnia con gli amici, mi lascio andare a qualche battuta per sdrammatizzare la serata, dopo una faticosa giornata lavorativa. Passionale: nelle passioni che coltivo come la corsa ora e il calcio prima, ci metto testa e cuore al 100%. Immortale: Vailander: questo è il soprannome che il presidente del Città del Castello, Franco Sadocco, (un mix tra il mio cognome e il titolo del film “Highlander – L’ultimo immortale”) mi attribuì quando giocavo a calcio, per come lo interpretavo io…correre. Anche se a volte mi sento stanco, e devo terminare un allenamento o una gara, da qualche parte trovo le residue energie, come in alcune finali di gara. Ricorderò sempre una delle più belle volate, quella col runner Pettenazzo a San Giorgio delle Pertiche, l’11 settembre del 2016, durante la 10 chilometri”.

Quanto conta per te l’aspetto agonistico? “Per me l’aspetto agonistico conta moltissimo, coltivato da piccolo con il calcio e proseguito poi con la corsa, rappresenta un valore aggiunto alla base della mia vita da sportivo. Senza un minimo di spirito agonistico, difficilmente andrei ad affrontare le gare ed impegnarmi fino allo sfinimento. Per me ogni risultato ottenuto rappresenta sempre un punto di partenza orientato a traguardi molto più ambiziosi rispetto ai risultati ottenuti in età giovanile. Attualmente, non sono in grado di stabilire quali tempi potrei valere , perché fra la teoria e la pratica c’è di mezzo la pista”.

Hai un sogno nel cassetto?  “Come tutti gli sportivi, anche io conservo un sogno nel cassetto, e forse più d’uno. Dopo le prime corse competitive, tanti amici podisti, scherzosamente, mi definivano già un top runner. Oggi ancora lo fanno, cosi gradualmente dentro di me, è cresciuto quel desiderio di puntare a traguardi sempre più ambiziosi. Per esempio, arrivare un giorno a partecipare alle olimpiadi di Tokyo 2020 sarebbe un bellissimo sogno. Il secondo sogno, forse quello più realizzabile, sarebbe chiudere una maratona con il tempo finale delle 2 ore e 30 minuti”.

C’è un senso di libertà e di infinito in quello che fai? “Nella corsa la libertà è tanta, un modo per scaricare una giornata di lavoro pesante, puoi uscire il pomeriggio o la sera, correre lungo l’argine del canale e apprezzare molti paesaggi che durante la settimana non si possono “osservare”. Correre mi dà la possibilità di vivere la mia avventura quotidiana, con le sue incertezze, le sue paure e le sue eccitazioni, liberando il mio spirito da bambino che vuole stupirsi, divertirsi e gioire incurante delle condizioni meteo avverse, della fatica e del tempo che passa”.

Quali sono le caratteristiche fisiche che vai più fiero?  “Fisicamente, sono orgoglioso di aver mantenuto, dall’adolescenza ad oggi, un fisico sportivo/atletico che mi ha permesso di svolgere l’attività senza problemi. Sono contento di aver sempre conservato una adeguata capacità polmonare e di resistenza fisica agli sforzi medio-lunghi, che  questa disciplina richiede. Dal punto di vista estetico, mi è sempre piaciuta la cresta di Arturo Vidal, ex giocatore della Juventus. Per questo motivo, ho sempre cercato di accostarla molto alla sua”.

I prossimi progetti futuri nella corsa “Per quest’anno voglio terminare bene il circuito Padova Corre. Poi nel mese di agosto ho inserito in calendario la mezza maratona di Scorzè, che ho corso già l’anno scorso. Mi piacerebbe inoltre migliorare il personale di 1h15’25” ottenuto pochi mesi dopo a Galzignano. Nel 2018 credo di preparare una maratona, al momento con il coach stiamo valutando le 42 km di Treviso, Berlino e New York. Al momento ho voglia di migliorare nella velocità, per poter correre una maratona con tempi discreti. Prediligo le 10 chilometri e le mezze maratone che sono più alla mia portata”.

GIANCARLO NOVIELLO

marzo 8, 2018

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